ELEMENTI DEL CULTO CRISTIANO EVANGELICO

ELEMENTI DEL CULTO EVANGELICO-RIFORMATO, DAL BOOK OF CHURCH ORDER DELLA ORTHODOX PRESBYTERIAN CHURCH

1. Principi generali
1.1 E' la Bibbia stessa che delinea in modo chiaro ed autorevole come debba svolgersi il culto che Dio gradisce (De. 12:30-32; Gv. 4:23,24). Esso infatti non può venir lasciato all'arbitrio dei singoli: anche per quanto riguarda il culto è la Bibbia stessa che, come Parola di Dio, definisce i principi ed i criteri che lo devono informare, e da essi non ci è lecito allontanarci. Un servizio di culto pubblico non è semplicemente l'incontrarsi dei figlioli di Dio, ma soprattutto l'incontro del popolo eletto con il Dio manifestatosi nella Trinità. Nel culto pubblico Iddio è presente non solo in virtù della sua onnipresenza, ma ancora più intimamente come colui che fedelmente si è legato a noi con un patto di salvezza. Il Signore Gesù Cristo disse: "Poiché dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt. 18:20).
1.2 Il fine del culto pubblico è la gloria di Dio. Tutte le attività che lo contraddistinguono devono essere finalizzate a quest'unico obiettivo: glorificare Dio. Il culto pubblico si prefigge di edificare la Chiesa di Cristo perfezionando i santi ed aggiungendo al loro numero quelli che sono sulla via della salvezza- il tutto alla gloria di Dio.
1.3 Nel culto pubblico, nel giorno del Signore, i cristiani imparano a servire Dio tutti i giorni della settimana in ogni loro attività, rammentando che qualunque cosa facciano, essi devono farla alla gloria di Dio.
1.4 Il culto viene definito giustamente "culto divino" perchè Dio è il suo principio e la sua fine: esso è da Lui, per Lui ed in vista di Lui.
1.5 Il culto pubblico può essere definito cristiano quando coloro che vi partecipano riconoscono che Cristo è l'unico mediatore in virtù del quale essi possano accostarsi a Dio, quando onorano Cristo come Capo della Chiesa, il quale regna sul culto pubblico, e quando il loro culto è espressione della loro fede in Cristo e del loro amore per Lui.
1.6 Il culto pubblico deve essere reso in spirito ed in verità: l'esteriorità ed il formalismo ne sono condannati. Le forme del culto pubblico acquistano valore solo quando servono per esprimere un'adorazione che esce dall'intimo del credente e la sua sincera devozione verso il Dio vivente e vero. E solo coloro il cui cuore sia stato rinnovato dallo Spirito Santo sono in grado di esprimere una tale adorazione e devozione.
1.7 Il Signore Gesù Cristo non ha prescritto alcuna forma fissa per il culto pubblico, ma, negli interessi della vita e della forza nel culto, Egli ha dato alla sua chiesa una considerevole misura di libertà a questo riguardo. Non bisogna dimenticare, però, che vi è vera libertà solo quando vengono osservate le regole della Parola di Dio e dove vi è lo Spirito del Signore; quando tutto viene svolto in modo appropriato e con ordine, e quando il popolo di Dio Lo serve con rispetto nella bellezza della santità. Dall'inizio alla fine un servizio di culto pubblico dovrebbe essere caratterizzato da quella semplicità che è prova di sincerità, come pure da quella bellezza e dignità che sono manifestazione di santità.
1.8 Il culto pubblico differisce da quello privato nel fatto che Dio viene onorato da credenti uniti come popolo legato a Dio da un patto, il Corpo di Cristo. Per questa ragione nella misura del possibile vi dovranno essere presenti pure i loro figlioli. Per la stessa ragione non dovrà aversi alcun favoritismo fra coloro che vi partecipano. Nessun membro della chiesa presumerà di occupare una posizione più esaltata sugli altri pensando magari di essere maggiormente spirituale, ma ciascuno stimerà l'altrui persona come migliore di sé stesso.
1.9 E' opportuno che il popolo di Dio venga alla Sua presenza con un profondo senso di rispetto dovuto al pensiero della Sua perfetta santità, come pure cosciente della sua indegnità, ma dovrà entrare nelle sue porte con ringraziamento e nei suoi cortili con lode per la straordinaria opera di salvezza che, spinto dalla grazia, Egli ha manifestato per lui nel Suo unigenito Figliolo, e che gli è stata portata dallo Spirito Santo.
2. Gli elementi scritturali del culto pubblico
2.1 Dato che un servizio di culto pubblico è essenzialmente l'incontro di Dio con il Suo popolo, le parti componenti del culto debbono essere di due tipi: quelle che vengono svolte in nome di Dio, e quelle che vengono svolte dall'assemblea riunita. Nella prima i partecipanti ricevono, nella seconda sono attivi. E' saggio far si che questi due elementi siano il più possibile alternati.
2.2 La lettura pubblica della Parola di Dio viene effettuata dal ministro come servitore di Dio. Attraverso di essa Iddio si rivolge direttamente all'assemblea, ancora più direttamente di quanto venga fatto nel sermone, laddove questa parola viene interpretata. Per questa ragione il ministro si asterrà dal fare commenti personali nel corso della lettura della Parola di Dio, mentre l'assemblea vi dovrà prestare attento e rispettoso ascolto.La lettura della Bibbia da parte del ministro dovrà essere distinta dalla lettura responsoriale di alcune sue porzioni da parte del ministro e dell'assemblea. Nella prima è Dio che si rivolge al popolo, nella seconda il popolo di Dio dà voce alla propria adorazione, contrizione, gratitudine ed ogni altro santo sentimento. Per la lettura responsoriale è necessario scegliere porzioni della Bibbia adatte allo scopo.
2.3 Nel sermone Iddio si rivolge all'assemblea per bocca del Suo servitore. E' estremamente importante che il ministro predichi solo la Parola di Dio, e non la sapienza umana, che egli dichiari l'intero consiglio di Dio, e che egli dispensi correttamente la Parola di verità. Per questi scopi il sermone dovrà essere preparato con la massima cura. Il consiglio di chiesa dovrà vigilare a che nessuno acceda al pulpito della cui persona si dubiti la correttezza della sua dottrina o la conoscenza della Scrittura. Il testo biblico non dovrà essere solo un introduzione al sermone o un pretesto, ma esso dovrà essere esposto in modo coscienzioso e meticoloso. Nel sermone il ministro spiegherà la Parola di Dio per istruire il suo uditorio e poi applicarlo per la loro esortazione. Nella predicazione si dovrà avere massima cura che la prassi non sia disgiunta dalla verità cristiana. Il ministro dovrà essere come una guardia sulle mura di Sion la quale avverte l'assemblea dei prevalenti insegnamenti distruttivi proposti dai nemici dell'Evangelo. Il ministro dovrà adoperarsi a perfezionare la fede dei santi edificandoli nella santa fede, e nel nome di Cristo dovrà esortare gli inconvertiti ad essere riconciliati con Dio. Non c'è nulla di maggiormente necessario che l'Evangelo della salvezza venga proclamato senza alcun'adulterazione o compromesso, affinché la persona che non è salvata possa dipendere per la sua salvezza solo dalla grazia di Dio, ad esclusione delle proprie opere o carattere, e che i santi possano ascrivere a Dio solo i meriti della propria salvezza.
2.4 E' utile che il ministro all'inizio del culto estenda all'assemblea il benvenuto in nome di Dio usando il saluto apostolico "Grazia e pace a voi da Dio, nostro Padre, e dal Signore Gesù Cristo". Alla conclusione del culto il ministro pronuncerà in nome di Dio o la benedizione del sommo sacerdote: "L'Eterno ti benedica e ti custodisca, L'Eterno faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio; l'Eterno rivolga il Suo volto verso di te e ti dia la pace!" (Nu. 6:24-26), oppure la benedizione apostolica: "La grazia del Signore Gesù Cristo e l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti noi" (2 Co. 13:13). Se però il ministro ritenga altra benedizione biblica più appropriata per una particolare occasione, la potrà usare. Il saluto e la benedizione, pronunziate in nome di Dio, vengono usate in modo appropriato solo da un ministro consacrato e nell'assemblea della chiesa di Cristo.
2.5 E' pure appropriato che, prima del culto, ogni persona che vi partecipa passi alcuni istanti in rispettoso raccoglimento. Nella preghiera pubblica il ministro è il portavoce dell'assemblea. dovrà pregare in modo tale che l'intera assemblea possa pregare con lui, e i partecipanti non solo dovranno udire con attenzione quella preghiera, ma pure ripeterla nel cuor loro. A questo fine è auspicabile che il ministro prepari sé stesso per questa preghiera pubblica con una previa meditazione. Nella prima parte del culto il ministro esprimerà una breve invocazione, implorando umilmente a che lo Spirito Santo guidi durante il culto lui stesso e l'assemblea.
2.6 Prima del sermone dovrà essere posta una preghiera comprensiva di adorazione delle perfezioni di Dio, riconoscenza per la sua misericordia, confessione dei peccati, supplica per il perdono dei peccati tramite il sangue della redenzione ed il rinnovamento dello Spirito Santo, intercessione per i poveri, i malati, i morenti, coloro che sono nel lutto, i perseguitati, coloro che errano, le giovani generazioni, gli anziani, le chiese della denominazione, le missioni cristiane nel nostro paese ed all'estero, l'istruzione cristiana e le altre attività, la chiesa universale, le autorità civili, la società, come pure tutto ciò che è di particolare valore. La preghiera pubblica dovrà essere offerta con profonda umiltà e santo rispetto, senza vane ripetizioni o parole roboanti.
2.7 Dato che scopo del culto pubblico è quello di glorificare Iddio, dovranno essere dominanti nel canto della comunità la preghiera e la lode. Ogni membro dell'assemblea dovrà partecipare al canto. Esso non dovrà essere fatto solo con le parole delle nostre labbra ma con spirito e comprensione. Dovranno essere possibilmente usate forme metriche dei salmi. In ogni caso si dovrà fare particolare attenzione che ogni canto sia in armonia con l'insegnamento delle Scritture. Ogni musica dovrà essere dignitosa e solenne. Nessuno dovrà prendere parte al servizio del canto che non sia un cristiano e che non adorni la propria professione di fede con un comportamento corrispondente.
2.8 Il portare offerte alla casa di Dio è un solenne atto di ringraziamento verso l'onnipotente Iddio. E' dovere del ministro coltivare la grazia del donare biblico fra i membri della comunità rammentando l'ammonimento biblico che ciascuno deve donare al Signore da ciò che Egli gli ha concesso, dell'assicurazione delle Scritture che Dio ama un donatore volenteroso, nonché del beato esempio del Signore Gesù Cristo il quale, benché fosse ricco, egli divenne povero al fine che i poveri peccatori, attraverso la Sua povertà potessero divenire ricchi. Il consiglio di chiesa avrà cura che tutte le offerte vengano usate solo per il mantenimento del culto pubblico, la predicazione dell'Evangelo nel mondo, ed altri obiettivi cristiani. Se un membro della comunità designa la sua offerta per uno scopo particolare, il consiglio di chiesa rispetterà il suo desiderio, a meno che non ritenga degna quella particolare causa. In questo caso il denaro verrà restituito al donatore.

3. Suggerimento per l'ordine del culto pubblico
Gli elementi del culto presentati dalla Scrittura potranno essere usati nel servizio del culto pubblico nell'ordine qui suggerito:
·Invito al culto
·Saluto
·Invocazione
·Inno
·Lettura biblica
·Preghiera
·Inno
·Sermone
·Preghiera
·Offerte
·Inno
·Benedizione
·Dossologia
Anche i seguenti elementi potranno essere utilizzati nel servizio del culto pubblico se lo si desidera: la lettura del Decalogo, il Credo apostolico, il Padre Nostro, il Gloria al Padre, come pure letture responsoriali prese dalle Sacre Scritture.

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